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sabato 19 aprile 2014

Buona scintilla a tutti.

Quando lo sentii per la prima volta, sinceramente, rimasi stranito.
Sai, c'è questa nuova canzone in cui si parla di una maestra che viene apostrofata con un aggettivo un po' scurrile.
Di meteore il mondo è pieno. Magari questo ha solo provato a far parlare di sè.
E invece no: questo era un grande, è un grande. A suo modo, sia chiaro, ma è un grande.
Poi la risento stamattina in radio e ne resto, come la prima volta, ammaliato.
E penso che è Pasqua. Che la pace nel mondo e tanti auguri. E ferie, soprattutto quelle, sì. Perché è quello che interessa alla gran parte della gente. E Pasquetta. E le uova da rompere. E tanti auguri. E il nulla, soprattutto il nulla.

Quando invece, per chi ci crede, dovrebbe essere solo (solo?) un momento, IL momento per guardare il mondo con gli occhi della speranza.
Della rinascita. Prendere questa scintilla che brilla in fondo al mare e non lasciarla annegare. E penso a tutti gli orfani del mondo, che se ci pensiamo siamo anche noi. Orfani di qualcosa, di qualcuno, di tutto.

Vi auguro di riprendere in mano questa scintilla e di salvarla.
Di salvarvi. Ce n'è uno che duemila anni fa è arrivato addirittura a dare la sua vita. Pensa un po'.
Buona scintilla a tutti.


martedì 31 dicembre 2013

A chi.

A chi rallenta in prossimità delle strisce pedonali e si ferma se nota che qualcuno sta aspettando il momento buono per attraversare.
A chi scrive ancora qualche lettera.
A chi antepone le esigenze altrui alle proprie.
A chi è alla ricerca di grandi cose e non di cose grandi.
A chi è schifato dal "ma tanto lo fanno tutti".
A chi gira canale se in tv vede il volto delle Clerici, dei Giletti, delle D'Urso, delle De Filippi.
A chi cerca di capire il mondo attraverso il parametro delle persone e non delle categorie.
A chi disprezza la furbizia.
A chi ha a cuore realmente se stesso (e lo dimostra andando in profondità).
A chi non si vergogna di dire "scusa, ho sbagliato".
A chi ha realizzato che il suo qui ed ora è, eventualmente, solo un privilegio acquisito senza merito e la sua vita non vale di più di quella di un bimbo siriano che viene ammazzato da una bomba.
A chi non ha paura di prendere posizione.
A chi si arrabbia per amore della persona e della verità e non unicamente per amor proprio.
A chi sta con Caterina.
A chi non si lascia impigrire dalle mediocrità.
A chi, prima di chiedersi "perché proprio a me?" si chiede "perché NON a me?".
A chi sa stare muto di fronte alla bellezza.

A tutti voi, buon nuovo anno.
Ma anche a tutti gli altri, a pensarci bene.

Ciao.


lunedì 25 febbraio 2013

Diavolina.

Sono settimane che mi gravita attorno questo post. E sono settimane che, per mille e più motivi, continuo a rimandarlo.
Ma forse, nonostante palpebre pesanti come non mai, questa sera è il momento giusto per. Per. Sì, per.
Per dirti che anche il weekend che ho appena vissuto mi stimola definitivamente a buttare giù qualche riga. Un weekend che mi ha permesso di ricentrarmi su ciò che davvero dà colore e speranza alla mia esistenza: il tentativo di essere carne viva, di essere speranza, di essere per gli altri.

Credo che, mai come in questo tempo, tutti dovremmo sentire dentro una grande vocazione, la vocazione ad essere diavolina.
La legna ne ha bisogno. La legna più piccola, più grossa, più secca, più umida, più giovane, più vecchia. La legna spesso e volentieri necessita di una spinta per divampare o per rilanciarsi. La legna se lo merita.
Si merita che noi bruciamo per lei, saldi sulla nostra prospettiva, gioiosi per i doni ricevuti, il più possibile sereni per le ingiustizie (che noi consideriamo tali) subite.

Credo che tutti possiamo essere diavolina per gli altri.
Non ti sto a raccontare la 3 giorni che ho appena vissuto e che si è chiusa oggi.
Ero partito con il compito di provare ad essere io per primo diavolina per le persone, gli amici più giovani, che avrebbero incrociato la mia strada. E invece io ho ricevuto tanto di più di quanto ho dato. Ho visto gesti, abbracci, sguardi che potrebbero zittire chi è davvero convinto che questo mondo sia realmente ed unicamente un'accozzaglia di vizi, di disinteresse, di vacuità.

Credo che noi non ci rendiamo conto di quanto possiamo fare, nella semplicità di tanti gesti quotidiani, per ricordare alle persone che incrociano la nostra esistenza che, se vogliono, possono diventare anch'esse diavolina, concentrato di energia, fuoco in potenza.

Credo che sia consigliabile che tu ascolti la canzone qui sotto.
Sì, è l'originale, Birdy ha fatto una cover. Divulga la conoscenza.

"le persone si aiutano
e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano
e io la stringerò, le persone si aiutano
e niente ti trascinerà verso il basso"


Ciao.

martedì 11 dicembre 2012

Qualcosa trovo.

Più di un mese, sono fuori media. Ti chiedo scusa.
Comunque è da una settimana che l'espressione che dà il titolo a questo post mi ronza per la testa.
Hai presente?
Sarà capitato anche a te, magari in passato, di trovarti nella situazione di dover dire: "Stai tranquillo, non preoccuparti per me, io qualcosa trovo". Qualcosa trovo da fare, qualcosa (o qualcuno) trovo per tornare a casa, qualche altra opportunità riesco a cogliere se tu, ad esempio, più o meno volontariamente, mi sei passato davanti.
Qualcosa trovo, insomma.
E poi ho pensato alle tante notizie di disperazione che, ogni santo giorno, affollano i tg, i radiogiornali, le timeline, gli stream, tutte queste diavolerie digitali che ci danno l'illusione di possedere ciò che ci sta intorno.
Persone strozzate dalla crisi economica, amanti che non riescono ad accettare di essere abbandonati/e reagendo nel modo più devastante possibile, sia la loro violenza rivolta verso se stessi/e o verso la fonte, a loro parere, della loro desolazione, famiglie prostrate da fatiche e da assenza di prospettive.
E potrei continuare all'infinito, non fossero le 00,39 e non dovessi alzarmi alle 6,30 domani mattina.
Ad ogni modo, pensavo a tutte queste storie di ordinaria sofferenza, caricandomele sulle spalle come faccio, purtroppo, da sempre, convinto che il mio restarne schiacciato potrebbe alleviare il peso di chi se le porta ogni giorno.
Ho collegato queste due cose. Riflettendoci, credo che ci sia troppa gente in giro che non sa più dire o pensare "qualcosa trovo". Credo ci sia troppa gente che pensa di non aver alcun motivo per cui poter combattere, per cui provare a dare il meglio, che crede di non aver nulla da perdere. Quando invece ha tutto. Da perdere.
Non è facile eh..e non voglio incorrere nell'errore di banalizzare questa prostrazione. 
Però è un pensiero che m'interroga davvero molto. A quante persone io avrei potuto indicare una via nuova, suggerire una prospettiva diversa, invitare a rialzare la testa, invogliare a perseguire nuovi sentieri?
Non che abbia la pretesa di essere chissà chi, ma credo che nessuno dovrebbe sentirsi escluso da questo circolo virtuoso. Perché io credo che potrebbe essere virtuoso.
Perché non provare a regalare una traccia, un percorso nuovo a chi crede di non averne più?
Magari è solo un delirio, però tu ci staresti?
Non penso ci voglia tanto, non credo servano mille parole. Io ne ho spese anche troppe.
Fammi sapere.

Ciao.

mercoledì 7 novembre 2012

Questione di tempo.



Arriva una palla alta che sta per centrare i pali.
Tu la vedi scendere.
La afferri.
Stai per calpestare la riga di meta ed è questo il momento delicato. Stai perdendo l'equilibrio e pochi centimetri ti dividono dalla linea di meta. Peccato che non sia la linea che interessa a te.
Bene, equilibrio mantenuto
. Now, it's the time. Ti giri ed inizi a correre all'impazzata, conscio che non potrà esserci nel resto della tua partita un altro momento così, conscio che hai la possibilità di scrivere una pagina epica nella storia del tuo sport e della tua vita. E non importa che sia una partita di campionato liceale. Now, it's the time, it's your time.
Vedi ostacoli davanti a te ma poco importa perché tu, in cuor tuo, sai che questa volta arriverai.
Questione di tempo, di poco tempo, di 15 secondi. I 15 secondi che ti permettono di riprendere in mano la tua esistenza e di sentirti grande, finalmente grande.
E anche gli avversari, seppur sorpresi, battuti, beffati, non possono che partecipare a questo tuo momento di gloria. Perché è una cosa bella, perché è una cosa che va oltre una semplice partita di football. Perché è il tuo momento, è la tua ripartenza.
Perché anche loro sognano di poter vivere il momento che stai vivendo tu, prima o poi.
I 15 secondi che dovrebbero spettare di diritto a chiunque venga a questo mondo, LA possibilità. Poi sta a te sfruttarla, per costruire qualcosa che vada oltre te stesso, perché la gioia è vera solo se porta bellezza, se porta luce, se è condivisa.
Io devo imparare a cogliere il momento buono. Che è qualsiasi momento.
Ma devo svegliarmi. Perché di mediocrità è pieno il mondo, purtroppo, e io non voglio annegarci dentro.
Perché sento di amare la luce.

(Se tra qualche minuto, guardando il video qui sotto, inizierai a fare gli occhi rossi e a cantare a squarciagola"So love the one you hold / And I will be your goal / To have and to hold / A lover of the light" non preoccuparti, è del tutto normale. Significa che sei vivo)

domenica 21 ottobre 2012

Che non sono niente.


Potrei dirti che ho intervistato Giuliano nel lontano 2004, periodo in cui collaboravo con un periodico molto figo e, per questo, protagonista di una vita molto breve, chiamato "MOSAIKO".
Potrei dirti che li avevo conosciuti in un grande concerto rock, nel 2003 credo, all'Estravagario di Verona. Suonavano di spalla ai Negrita.
Potrei dirti che dopo averli sentiti al Ferrock di Vicenza, nel 2004, davanti a pochissima gente peraltro, sempre il buon Giuliano, sudatissimo, a fine concerto mi ha preso sottobraccio e mi ha portato a conoscere il resto della band in un gazebo di fortuna dietro al palco, il loro backstage dell'epoca.
Potrei dirti che già da "000577", il loro primo cd, avevo capito che sarebbero arrivati. Sì, sarebbero arrivati.
Quella per me era l'epoca del grande sogno della musica, del Panasonic GD35 scarico quando serviva, della Fiat Uno, delle speranze ancora troppo acerbe per essere già tradite.
Potrei dirti tutto questo e te l'ho anche detto.
Ma non è questo il punto. Il punto è che poi le cose cambiano, i Negramaro diventano qualcuno, le speranze si sfilacciano, Giuliano si ripete, i testi si svuotano, le musiche si caricano, le vocali lunghe resistono così come il falsetto quasi fastidioso, i duetti si sprecano.
Buona musica, per carità, nessuno dice il contrario. Non li ho persi di vista. Sono come quei piccoli angoli di paese che tu hai visto fin da bambino e che, se anche vengono in seguito stravolti da nuove costruzioni, dall'incuria o dall'usura del tempo, per te restano sempre preziosi.

E poi arriva questo singolo. L'ennesimo singolo apripista di un (lo scopro ora) best of. Perché se non fai un best of non sei nessuno a questo mondo. E ti aspetti i soliti verbi all'infinito (e qui ci sono, anzi, si sprecano), l'universo immaginifico di verdi conigli, ali, cuore, libertà, mondo. E anche questo c'è, tutto è ben apparecchiato.

Però poi c'è questo ritornello. Un ritornello ispirato. Un ritornello che mi ha portato a scrivere questo post:

"Oltre questa stupida rabbia per niente
Oltre l’odio che sputa la gente
Sulla vita che è meno importante
Di tutto l’orgoglio che non serve a niente

Oltre i muri e i confini del mondo
Verso un cielo più alto e profondo
Delle cose che ognuno rincorre
E non se ne accorge che non sono niente
Che non sono niente"


Ecco qua. Non aggiungo altro perché non ne vale la pena. Bravo Giuliano o chi per lui.
Io non sono ancora riuscito a mettere ordine nelle mie priorità e, lo so per certo, sto ancora rincorrendo tante cose che non sono niente. Che non sono niente.
E tu, come stai messo?

PS: mi scuso con quel paio di persone che attendevano questo post da un tweet di qualche giorno fa. Scusatemi, era in bozza da un po' però stava attendendo il momento giusto. Lui eh, il post, non io. Io il momento giusto devo ancora individuarlo.

Ciao.

domenica 16 settembre 2012

Un futuro senza fiori.

Ci pensavo sabato scorso (non ieri, intendo proprio sabato scorso, 8 giorni or sono).
Ci pensavo mentre tagliavo l'erba in giardino, attività che, devo ammetterlo, mi piace parecchio. Quando riesco ad essere a casa di sabato mi prendo il buon vecchio tosaerba e inizio a disegnare traiettorie il più possibile precise nel prato, con un'attenzione ed una perizia che sarebbe bello riuscissi a trasferire anche agli altri ambiti della vita che mi vedono impegnato. Solitamente riesco a fare tutto in un'ora e mezza e questi 90 minuti per me sono davvero rigeneranti. Niente rotture di scatole, niente telefonate, niente necessità di rispondere a qualsivoglia stimolo esterno, solo un lettore mp3 a farmi compagnia per evitare di stordirmi troppo con lo sbuffare del suddetto tosaerba.
Mi sento pacificato con la natura. Mi inorgoglisce vedere, poi, alla fine di tutto, l'erba finalmente ordinata e precisa, un tappeto sul quale verrebbe veramente voglia di stendersi e rilassarsi completamente.
Solita lunga digressione.
Dicevo: sabato scorso, mentre ero intento all'opra sfalciante, pensavo a quanto potesse sembrare innaturale, in un'epoca di virtualità, di on demand, di socialwebduepuntozero, eseguire un'operazione se vuoi anche banale come il taglio dell'erba.
Taggami 'sto ciuffo.
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E pensavo, inoltre, ad un futuro senza fiori. Sì perché, a mio parere, per i motivi più diversi, ci stiamo preparando ad una civiltà senza fiori. E non mi riferisco solo alla cementificazione, all'incuria, alla mancanza di risorse economiche. Da quel poco che so i sémi non costano poi così tanto. I sèmi, invece (per capire questa devi essere veneto, mi dispiace), costano molto di più.
Quel che manca è il tempo. Maledetto tempo.
Il discorso è sempre quello. Ne abbiamo poco a disposizione e spesso lo sfruttiamo male. Parlo per me, eh.
Durante l'ultima settimana di volontariato al Sermig, è stato donato a tutti noi un seme di girasole. Ebbene, subito dopo essermi reso conto che della semina del girasole non sapevo una cippa (in realtà non so una cippa della semina di alcun tipo di fiore), il primo pensiero che ho fatto è stato: "Riuscirò a ritagliarmi il tempo per curare questo fiore come si deve? Mi ricorderò di annaffiarlo? Sarò costante nel seguirlo?".

Tutto diventa un peso se tu non riesci a dargli il peso giusto, il peso che merita.
Piantare un fiore NON dovrebbe essere un peso.
Coltivare un'amicizia NON dovrebbe essere un peso.
Pregare NON dovrebbe essere un peso.
Guardare la De Filippi o la Clerici dovrebbe essere un peso.
Corrompere o farsi corrompere dovrebbe essere un peso.
Incenerire una speranza (soprattutto se è altrui) dovrebbe essere un peso.

Io il seme di girasole non l'ho ancora piantato e credo che farà fatica ad attecchire, ora come ora. Ce l'ho qui sopra alla mensola. Lì di certo non fiorirà e non si orienterà ricercando il sole. Però spero che mi possa ispirare e che mi sia da monito (e non da monitor).

Insomma, mi hai capito. Diamoci una mossa, mettiamoci a piantare qualche fiore.
E curiamolo, come fosse la cosa più importante della nostra esistenza.
Il mio è un invito, eh, niente di più.

Ciao.