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martedì 10 gennaio 2012

Ma quanto mi sei mancata?

Ieri mattina (anzi, vista l'ora, l'altra mattina), insomma, domenica mattina, il mio quartiere e non solo è stato interessato da un distacco della corrente elettrica, pianificato e comunicato dal gestore della rete. Lavori in corso, presumo, non ho approfondito. Arco temporale del distacco: 7,30 - 13,30. Ora, lo ammetto, alle 7,30 non ero lucido, non avevo gli occhi aperti (=dormivo) per cui non si dirti se la corrente sia stata tolta precisamente alle 7,30. Ma posso dirti, per certo, che è stata ridata alle 13,30 esatte. Che neanche i treni in Giappone.
Vabbè, non è questo il punto.
Il punto è che nello spazio temporale di quelle 6 ore ho potuto concentrare molte riflessioni. In particolare una, banale, scontata e amara: senza elettricità rischiamo di essere nulla, un nulla che cammina, parla ma fa poco altro. Controlliamo la mail: no, non si può. Che scura 'sta stanza: niente, non si accende la luce. Provo ad uscire dal cancello principale: cazzarola non si può, è bloccato senza corrente. Accendo il gas per la colazione: non va. Il Desire ormai ha una batteria che va a manovella, se si scarica? Insomma, ho reso l'idea.
Considerazione decisamente scontata. E allora ho iniziato a girovagare con i neuroni. E mi è venuto un parallelismo composito e strutturato (sapessi): luce-vita.
Spesso nella nostra vita manca la luce. Proprio questi ultimi giorni, per me, sono stati realmente di buio, di pensieri pesanti e opprimenti (e non credo che i prossimi, purtroppo, saranno molto diversi). Per varie ragioni che non sto qui ad elencare (tanto so per certo che le sai tutte anche tu, basta ad esempio guardare un tg ad una qualsiasi ora del giorno) corriamo sovente il rischio di essere sfiduciati, senza speranza, senza riferimenti. La fragilità che nella nostra casa è entrata prepotentemente nel maggio 2008 (e che costringe spesso agli occhi rossi, come un'allergia ai pollini, un'allergia ai ricordi tristi di quei giorni), almeno nel mio caso, non concede tregua. Impedisce di vivere appieno anche la più piccola ed effimera gioia, perché tanto prima o poi...prima o poi cosa? Boh.
Comunque credo sia fuori dubbio che manchi la luce. La differenza sostanziale tra i distacchi di corrente e l'assenza di luce-vita è che, se nel primo caso (compatibilmente con la negligenza umana) il "power on" è sufficientemente programmato, nella vita non funziona così (grandi scoperte, eh?). No, non funziona così.
E allora mi ritrovo in quella persona che in questi giorni si è caricata a molla e ha sfogato in casa tutta la sua energia-rabbia, la quale dalle 12,30 (e fino alle agognate ore 13,30) ha continuato imperterrita a proporre e riproporre l'annosa domanda: ma quando la ridanno la corrente? Ma quando torna? Ma quando torna?
E che ne so io! Quando torna? Non lo so, porca di quella vacca. Se lo sapessi non sarei così inquieto. Se sapessi che domani, alzandomi dal letto, quel velo di disillusione che sta condizionando la mia vista si potesse squarciare o, quantomeno, strappare un poco permettendomi di godere di un po' di luce, se lo sapessi, se ne fossi persuaso, ecco, sarebbe più semplice. Eccome.
E invece non ci sono orari, non ci sono scadenze. Non c'è niente di niente. La luce devi accenderla tu.

Sogno un giorno in cui, sorpreso da una nuova alba di speranza (oddio, quanta retorica Umberto, sei proprio messo male), mi ritroverò ad esclamare: "Ma quanto mi sei mancata, luce!?".

Ciao, buonanotte.