Twitter

lunedì 3 settembre 2012

C'ero una volta.

Una volta io c'ero.
Una volta ascoltavo tanta musica, consumavo i cd imparando a memoria tracklist, titoli, testi di canzoni.
Adesso mi accontento di intercettare qua e là qualche singolo, spesso e volentieri canzoni di gruppi "one shot", non approfondendo la storia che c'è dietro, il percorso da cui esse arrivano.
Una volta, quando incrociavo un articolo che ritenevo interessante, mi concentravo nella lettura, facevo spazio dentro di me per accoglierne il senso, le argomentazioni.
Adesso, spesso e volentieri, mi accontento dei titoli.
Una volta sapevo come stavano, interiormente, i miei amici.
Adesso so (o posso sapere) cosa fanno. Poco altro.
Una volta ero curioso, aperto al nuovo, stimolato a renderMI migliore.
Adesso il nuovo spesso mi fa paura e mi blocca.

Una volta io c'ero.
Ora fatico ad esserci.
E non è una favola.

Che sta succedendo?


2 commenti:

  1. Ciao Umberto,

    mi sono trovato spesso a riflettere anch'io in questo modo.. Di solito tendo a prendermi le mie colpe, ovvero dirmi che sono diventato pigro, altre volte penso che non sia del tutto un mio demerito, piuttosto che ci sia oggigiorno una strana atmosfera che toglie importanza a molte cose, alle piccole cose, come una riflessione personale.. Una risposta, seppur parziale, l'ho trovata, e penso che essa stia nella fretta delle comunicazioni fra la gente, lo spasmodico bisogno di dire subito quello che si pensa, con un tweet, con un sms, con un post su facebook. Niente è più tuo, personale, i pensieri sfuggono ancora immaturi, ed è più importante condividerli a freddo, talvolta stupidamente, piuttosto che uno dopo averci ragionato, averlo digerito, ed essersi convinti che sia un pensiero corretto.
    La mia vita è divisa a metà fra quella prima dell'arrivo di cellulare ed internet, e quella dopo. Per molte persone, le più giovani, il ricordo della prima non è nemmeno vivo nella loro mente.. In parte mi sento fortunato, perchè conosco e posso ricordare quella vita, e penso che mi dispiace non essere stato già grande e maturo all'epoca, per godermi una vita fatta di piccole cose, attese impazienti di vedere una persona senza sapere "cosa fa" (come dici tu) in ogni istante della giornata, ma farmi raccontare i suoi pensieri senza doverli dedurre io dalla sua vita quotidiana.
    Mi sono dilungato, scusa, ma ho letto il tuo post, e mi ha colpito il tuo pensiero, così simile ai miei.
    Un saluto

    RispondiElimina
  2. Ciao Alberto, ti ringrazio per esserti preso il tempo di leggermi e ti ringrazio anche per la condivisione del tuo pensiero. Mi solleva sapere di non essere il solo ad interrogarmi su questo tema. Anche io, come te, posso dire di aver vissuto un'era phone free e, per diversi motivi, la sto rimpiangendo. E condivido pienamente anche la tua percezione di un flusso di pensieri e parole che fuoriescono acerbi e spesso dovuti più all'urgenza di dover ricordare agli altri che si esiste piuttosto che ad una reale volontà di portare un contributo di crescita alla causa dell'umanità.
    Grazie PER esserti dilungato. Mi ha fatto bene leggerti.
    Un saluto a te e buon inizio di settimana
    umbe

    RispondiElimina